“Cafiero Music Pen Drive” è il progetto discografico che segna il ritorno di Cafiero. Il nuovo lavoro, che arriva a circa tre anni dalla pubblicazione del disco d’esodio, contiene non solo brani inediti ma i singoli del primo ep ed alcune canzoni realizzate con i gruppi fondati nel corso della carriera: Electric Voodoo, Super Reverb e Suck my Blues. Un progetto in formato pen drive ed evolutivo nel tempo per creare una connessione diretta con il pubblico.“Cafiero Music Pen Drive” conduce l’ascoltatore in un viaggio musicale suggestivo caratterizzato da vari stili e da brani in cui è facile riconoscersi.

Cafiero, quanto è stata bella e impegnativa la realizzazione di “Cafiero Music Pen Drive”?

Molto impegnativa perché ho cambiato per ben tre volte produzione e relativi studi di registrazione perché non trovavo il suono giusto che alla fine sono riuscito ad avere presso “NMG Studio” di Alex Di Nunzio a Palestrina (RM).

Qual è il filo conduttore, se esiste, dei progetti che compongono l’intero lavoro?

Il filo conduttore è come sempre la mia chitarra e la mia voce. Non mi piacciono i limiti di generi musicali e credo che si possa rimanere se stessi attraversandoli.

Per quale motivo attualmente hai scelto di essere fuori dal sistema digitale?

Perché non mi piace la sua “ingratitudine”; un sistema che specula sui sogni degli artisti (soprattutto i giovani ) che hanno bisogno di investimenti e non di essere ovunque in digitale con un ritorno inesistente. Essere “ovunque” a cosa serve? Se poi non hai la possibilità di essere “trovato” grazie all’aiuto di radio/media ecc. risulta solo uno specchietto per le allodole che dona la sensazione che tutto finisca lì; invece no, non è così.

Se potessi rivivere un momento sul palco, quale sceglieresti?

Sicuramente uno qualsiasi dei momenti live passati con il mio amico fraterno Jessy Maturo (Cristian Ruberto), che purtoppo non c’è più, e con i Super Reverb. Jessy mi manca molto e chissà su quale pianeta sta facendo divertire tutti.

Ricordi l’attimo in cui ha capito che avresti realizzato il tuo sogno musicale?

Forse quando firmai il primo contratto importante per un tour nazionale nel 2010.

Cosa ti hanno insegnato gli anni di lavoro e di pazienza nei piccoli locali?

Che senza pazienza e sacrificio non si ottiene niente di concreto e soprattutto cosa significa dare tutto anche a costo di non ottenere niente. E, nella musica, questo atteggiamento è fondamentale.

Nel tuo percorso, quali sono stati gli incontri fondamentali?

Gli incontri sono tutto. Fare musica ti porta in movimento e ciò genera incontri che producono sempre qualcosa di nuovo.

Cosa occorre in Italia per dare alla musica di qualità lo spazio che merita?

Che si rinnovi il sistema discografico, chi ci lavora non è un grande esperto di musica seria. Che le radio siano regolarizzate anche politicamente perché passano tutte la stessa musica con accordi per illeciti editoriali. Praticamente, le case discografiche e gli artisti attuali vendono i propri diritti direttamente alle radio che ci guadagnano nei passaggi. Che la gente inizi ad ascoltare attivamente e non passivamente accettando tutto ciò che viene proposto! Dovremmo spegnere le radio ed evitare anche lo streaming per provare a far cambiare un sistema corrotto ma nessuno ne parla perché chi potrebbe ha paura di perdere tali “privilegi” e la gente che non conosce la situazione è, alla fine, bombardata sempre dalla stessa musica e finisce per apprezzarla soprattutto non conoscendo una eventuale alternativa.

Come ti immagini artisticamente tra qualche anno?

Non riesco ad immaginarmi perché l’evoluzione è sempre qualcosa di imprevedibile ma di certo mi immagino su qualche palco, come sempre.

A cosa ti stai dedicando in questo momento?

Mi sto dedicando all’evoluzione di questo progetto con le persone che hanno scelto di connettersi con me e nello studio quotidiano della chitarra che amo e nella scrittura di musica nuova.