Gli americani Love Ghost, dopo una serie di uscite elogiate dalla stampa, escono con il nuovo EP “Tales of a sad boy”, prodotto da Mike Summers e ricco di collaborazioni provenienti dal panorama rap.

Ad aprirlo è “Heartless”, che parte lasciando l’ascoltatore piuttosto sorpreso per il passaggio dagli accordi di apertura (di sapore decisamente grunge) alla prima strofa, sorretta da un battito hip-hop e dalla voce punkeggiante di Finnegan Bell. Il ritornello rende il tutto marcatamente più scuro: se ne percepisce, in sottofondo, tutto il tormento. Il brano, nella sua brevità, stupisce per la combinazione di elementi non certo imparentati fra loro – chitarra scarna e autotune, cupezza e orecchiabilità.

Si prosegue con “Lethargic”, che continua sulla falsariga della precedente – quasi ne fosse una sorta di prosieguo; è però priva della sezione ritmica, cosa che le dà ancor più la forma di un “secondo atto” mesto e riflessivo. Ricalchi melodici e vocali di Tony Sly e Smile Empty Soul si mescolano a un rapping a metà fra parlato e cantato, formando – assieme all’onnipresente pennata di chitarra – un impianto corale che raggiunge il suo apice verso il finale, sfumando poi nella chiusura solitaria e dolorosa della voce.

Quando ormai l’atmosfera dark e sospesa sembrava unica protagonista dell’album, “Samurai” dà all’ascoltatore una forte scossa, con sonorità taglienti che rendono omaggio al nu metal degli anni 2000; il testo, metafisico in maniera sottilmente ironica, viene interpretato con lo slancio rabbioso (e rischioso, perché in bilico verso l’imitazione) tipico di Linkin Park e Taproot. Torna anche il beat, che contribuisce a dare carattere a un brano sì debitore di giganti dei decenni scorsi, ma a suo modo anche piuttosto inaspettato in un EP che, apparentemente, non lasciava dapprima troppo spazio all’esplosività.

Gli echi nu metal proseguono fino alla fine dell’ultima canzone, “Train tracks”, che più di una volta cede senza riserve a una tentazione emo, forse un po’ stucchevole a tratti. La voce, accompagnata da un impianto ritmico industrial, si strugge fra acuti graffiati e saliscendi pieni di un’angst che sa di adolescenza americana (già messa in musica molte volte e da molti altri, va detto).

Nel complesso, l’ascolto è godibile e intenso, con la prima metà dell’EP che si fa assolutamente preferire rispetto alla seconda – non solo per le soluzioni musicali in sé, ma anche per una maggiore originalità, che sfortunatamente va perdendosi quando i toni si incattiviscono.

Ad ogni modo, i Love Ghost si riconfermano una realtà talentuosa e di livello, anche se penalizzata in parte da una certa vicinanza ai “modelli”, che rischia di portarli a mimetizzarsi fin troppo tra tante altre band.

A cura di J.L.

“Tales of a Sad Boy” su Spotify:

https://open.spotify.com/album/2nLNaNERF12jqdaUX73FeQ

Guarda il video di “Heartless”: https://www.youtube.com/watch?v=i6PxjyxfJIQ

Guarda il video di “Lethargic”: https://youtu.be/SPLIWH-66CI

Guarda il video di “Samurai”: https://youtu.be/Mwg21W7–KQ

Guarda il video di Train Tracks: https://youtu.be/IY1fOX34Ue8